di Marco Belmondo (Chief Marketing Officer del gruppo Datrix)
Il 2020 è stato e continua ad essere un anno molto difficile per le imprese. La rilevazione condotta dall’Istat “Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19” nel maggio 2020 ha certificato che il 45% delle aziende dai 3 addetti su è stato totalmente sospeso fino al 4 maggio, mentre il 70% ha dichiarato una perdita di fatturato nei mesi aprile – maggio 2020 rispetto all’anno precedente. Questi sono solo alcuni numeri di un’emergenza le cui conseguenze economiche probabilmente sono ancora da comprendere del tutto.
In questo contesto, sia le tecnologie digitali sia l’attenzione ai dati sono due aspetti entrati in maniera pervasiva nelle nostre case, anche per persone che molto poco avevano esplorato di questi due ambiti finora. E per le aziende? Come usciranno le attività produttive da questa crisi e qual è il ruolo che le attività di Data Analysis possono svolgere? Come Datrix, abbiamo avuto l’opportunità di partecipare ad un evento di confronto su questo tema, organizzato dall’Osservatorio Big Data & Business Analytics del Politecnico di Milano di cui siamo Partner, e ci fa piacere ripartire dagli spunti emersi per arricchirli con alcune nostre riflessioni.
Razionalizzazione delle tecnologie e attenzione ai costi
L’ecosistema tecnologico in ambito gestione e analisi dei dati è estremamente vario e non di rado le aziende si trovano a dover gestire una pluralità di tecnologie, per motivazioni diverse: difficoltà di integrazione a livello tecnico, competenze variegate, ampia platea che utilizza i dati con diverse capacità, mancanza di collaborazione tra diverse funzioni aziendali.
L’obiettivo di riduzione dei costi che, nell’emergenza, è emerso come prioritario, ha portato alcune realtà a riorganizzare la propria infrastruttura. È sempre più importante scegliere delle piattaforme di analisi dei dati flessibili e interoperabili. Per le aziende che, pur in un contesto difficile, hanno compreso l’importanza di avvicinarsi al mondo degli Analytics, la strategia più adatta potrebbe essere sfruttare il potenziale dei servizi di Cloud Computing e scegliere delle tecnologie che, con costi limitati, offrono la possibilità di sviluppare numerose tipologie di analisi, inserendo anche sistemi di alert che rendano gli insight immediatamente azionabili per il decisore aziendale (Augmented Analytics). DataLysm, piattaforma di marketing predittivo della nostra 3rdPlace, risponde a queste esigenze, permette in pochi mesi di avere risultati positivi e misurare il ritorno sull’investimento, favorendo così lo sviluppo di un commitment intorno al tema.
Non si può più fare a meno degli Alternative Data
Durante il lockdown, alcune tipologie di dati (pensiamo ad esempio ai dati di mobilità o ai dati meteo, raccolti normalmente anche attraverso i voli di linea) non sono state più disponibili, mentre dall’altro lato c’è stata un’esplosione di dati digitali. La nostra vita, come cittadini e consumatori, ancor più del solito è avvenuta sul web.
È chiaro che in un contesto del genere, le aziende che hanno saputo muoversi su dati alternativi e hanno saputo integrarli con dati tradizionali si sono trovate avvantaggiate: ciò conferma quello che con la nostra data-driven fintech company FinScience facciamo da anni. Fonti dati tradizionali (si pensi ad esempio ai valori di Borsa) si sono rivelate totalmente inadeguate per prevedere ciò che stava accadendo mentre altre tipologie di dati sono praticamente scomparsi per un lungo periodo. Solo le aziende che già si erano mosse in direzione di una Data Integration evoluta, corredata da una attenta attività di Data Governance, hanno potuto valorizzare il proprio patrimonio informativo.
I dati esterni acquisiranno un ruolo via via più rilevante nelle progettualità di Advanced Analytics, questo un trend che l’emergenza ha probabilmente accelerato.
Professionisti dei dati: maggiore visibilità, maggiore responsabilità
Come ne escono i professionisti dei dati da quest’emergenza? Profeti o ciarlatani? – con questa domanda il professor Vercellis, responsabile scientifico dell’Osservatorio, ha ingaggiato in chiusura i partecipanti all’evento. Difficile dare una risposta.
I professionisti dei dati nelle aziende più mature hanno avuto l’occasione di rendere più visibile il proprio lavoro, coinvolgendo anche le figure apicali dell’azienda e, laddove già molto si era fatto per avere dati di buona qualità, la direzione è ormai sempre più definita. Le evoluzioni riguarderanno lo sfruttamento delle opportunità dell’Artificial Intelligence e lo sviluppo di una sempre maggiore alfabetizzazione ai dati in azienda.
E per tutti gli altri? L’emergenza sanitaria, come uno stress test, ha fatto emergere la necessità di farsi trovare pronti, di monitorare il contesto esterno e sapersi reinventare non solo con nuove tecnologie ma anche con informazioni preziose, ad esempio sui comportamenti dei propri clienti, sull’affidabilità dei propri fornitori, sul processo di sviluppo dei propri prodotti. Maggiore responsabilità per chi lavora con i dati, sia nelle aziende sia nel mondo della consulenza.
Le parole chiave sono: velocità di prototipazione, coinvolgimento degli esperti di dominio, alternative data (e quindi data integration), alfabetizzazione ai dati.