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Con il consulente digitale cresce il peso del web nel wealth management

Marco Belmondo

Nel 2018 sono aumentate del 3% le interrogazioni nei motori di ricerca e i documenti presenti in rete concernenti il risparmio gestito e le tematiche ad esso collegati. I fondi pensione sono i prodotti finanziari più popolari nel web ed interessati sono soprattutto i giovani tra i 25 ed i 35 anni.

L’asset management è sempre più popolare nel web. Nel periodo febbraio 2017-gennaio 2018 le interrogazioni nei motori di ricerca e i documenti presenti in rete concernenti il risparmio gestito e le tematiche ad esso collegati hanno registrato un incremento del 3% rispetto all’anno precedente, quando il balzo in avanti nell’attenzione su Internet si era manifestato a due cifre. L’audience, insomma, continua a crescere e conferma come la rete rappresenti ormai un luogo di discussione sempre più affollato per i temi della finanza e del risparmio. Per l’esattezza le query ai motori di ricerca sono rimaste sostanzialmente al palo (+2%) mentre i contenuti postati in rete riguardanti l’asset management hanno fatto registrare un aumento maggiore (+5%).

Lo attesta l’aggiornamento 2018 della ricerca “Oltre il risparmio gestito: il consulente finanziario digitale promossa da Rothschild asset management e da 3rd Place, presentata lo scorso anno.

L’indagine sul campo aveva preso le mosse da una constatazione: internet è un’esperienza ormai condivisa da oltre 42 milioni di italiani e, di questi, oltre 22 milioni interpellano il web ogni giorno. Nella grande piazza telematica si parla di tutto, anche di finanza, e pertanto scrutinando le conversazioni che avvengono nei blog e sui social network è possibile capire le speranze ed i timori degli investitori assieme alle analisi ed alle aspettative degli operatori.

Dalla ricerca si ricava anche l’identikit dell’internauta più attivo sui temi del risparmio ed i risultati sono, in qualche misura, sorprendenti.

Se molte ricerche statistiche segnalano, ad esempio, un disinteresse dei giovani sulle tematiche del risparmio e della previdenza, i risultati dello studio Rothschild-3rdPLACE sono di segno opposto. Non soltanto attestano che i fondi pensione sono i prodotti finanziari più popolari nel web ma, in aggiunta, che la soglia di attenzione è addirittura maggiore (52%) proprio nella fascia di età tra i 25 ed i 35 anni. Insomma le giovani generazioni che hanno cominciato ad affacciarsi nel mondo del lavoro non hanno forse redditi sufficienti per avviare un piano di risparmio previdenziale e tuttavia il tema è oggetto delle loro riflessioni e ne discutono in rete. Gli algoritmi utilizzati nella ricerca hanno permesso anche di rilevare il sentiment dei risparmiatori associato ai principali prodotti del risparmio gestito ed anche di come sono cambiate le preferenze da un anno all’altro. Ad esempio, sempre nel caso dei fondi pensione, i giudizi positivi (28%) sono doppi rispetto a quelli negativi (14%) e sono rimasti costanti nel tempo. Nel caso degli Etf , tra le categorie di strumenti finanziari attualmente preferite dai risparmiatori, il sentiment negativo che si capta dalle conversazioni in rete è circa il doppio di quello positivo (il 28% contro il 15%).[/vc_column_text][grve_slider ids=”58405,58406,58404″][vc_column_text]La ragione in questo caso – segnala lo studio – “sembra potersi individuare non in eventuali performance negative sui prodotti ma in una generale frustrazione nel reperire informazioni affidabili in merito alla liquidabilità e diversificazione degli investimenti”. Su questo un chiarimento è necessario. Gli Etf sono prodotti liquidi e la diversificazione replica esattamente quella dell’indice di Borsa sul quale vengono costruiti. Il fatto è che lo scrutinio del web consente di apprezzare le percezioni soggettive catturate dalla rete anche quando inviano segnali non coerenti con la realtà del profilo di rischio di uno strumento finanziario e la sua effettiva natura.

È anch’esso un elemento importante di cui i provider di strumenti finanziari debbono tener conto nel presentare la propria offerta di prodotti.

Maggiormente volatile da un anno all’altro è infine il sentiment, in generale negativo, che accompagna i prodotti derivati. Ad esempio il giudizio negativo sui swap si è ridotto dal 2016 al 2017 dal 47 al 41 per cento. Come è anche in diminuzione il giudizio, anch’esso negativo, sui certificates (dal 33 al 26 per cento).

Infine, una curiosità. A dispetto del gran parlare che se ne fa nei convegni, il tema dei roboadvisor, cioè della consulenza attraverso macchine automatiche, non sembra così popolare nella rete. “In effetti nella nostra ricerca – spiega Pierluigi Vacca partner di 3rdPLACE ed uno degli autori dello studio – appare che la problematica dei roboadvisor è soprattutto associata alle discussioni che avvengono tra addetti ai lavori ma non sembra corrispondere ad un’effettiva richiesta di servizi da parte degli investitori finali che sembrano privilegiare un rapporto umano seppur mediato da tecnologie/ambienti digitali”.