La ricerca esclusiva presentata nel workshop “Il Brand Italia nel mondo”, durante la giornata di celebrazioni per i 10 anni di Milano Fashion Library, ha fornito nuove tendenze e ha messo in evidenza le difficoltà delle piccole e medie aziende italiane nel farsi largo tra le diverse piattaforme digitali.
Milano, 12 settembre 2018.
3rdPLACE – data-driven tech company fondata nel 2010 da ex senior manager di Google, specializzata nello sviluppo di tecnologie proprietarie di Data Intelligence su clienti e utenti – ha partecipato al workshop Il Brand Italia nel mondo con una ricerca esclusiva sulla percezione del Made in Italy nel mondo.
Il workshop, tenutosi durante la giornata di celebrazioni per i 10 anni di Milano Fashion Library, ha permesso di fare il punto sulla visibilità del “prodotto Italia” e sulle azioni da compiere, alla luce dell’indagine svolta sui diversi canali digitali dagli esperti in Digital Intelligence di 3rdPLACE, in particolare sui cosiddetti Alternative Data, fondamentali per individuare sia i macro che i micro trend.
3rdPLACE ha misurato il valore del “prodotto Italia” nelle conversazioni tra i consumatori stranieri nei social network, nei forum, nei blog, nei commenti sui principali siti di e-commerce e nelle ricerche correlate nei diversi motori in lingua inglese spagnolo, cinese e francese.
Al fine di evitare risultati dispersivi, si è scelto di costruire un “topic model” focalizzato su alcuni prodotti e servizi distintivi del Made in Italy. L’analisi effettuata ha evidenziato risultati di qualità partendo “dal basso”, ovvero setacciando keyword relative a prodotti e servizi e aggregando i dati ottenuti in categorie più ampie secondo un approccio atomo-corpo.
Nell’arco di un periodo temporale di tre anni (settembre 2015-ottobre 2018), 3rdPLACE ha notato un incremento costante superiore al 20% anno su anno sia nelle ricerche che nelle menzioni correlate al “Made in Italy”. Relativamente alla localizzazione geografica – nonostante il prevedibile incremento di interesse da parte dei consumatori cinesi e russi – il maggior numero di ricerche proviene ancora dal continente americano. La ricerca, inoltre, ha confermato che i consumatori stranieri continuano a riconoscere l’eccellenza dell’”italianità” nel Food&Wine (28% del totale) e nel Turismo (26%).
Ma, osservando la curva di crescita nell’arco dei tre anni, se il Food&Wine e il Turismo si confermano stabili, l’interesse sul Design italiano all’estero è cresciuto ad un tasso più che esponenziale, maggiore del tasso relativo al comparto Fashion che comunque è in costante incremento.
“Queste prime evidenze forniscono interessanti indicazioni. In primo luogo, le aziende italiane intenzionate a espandere la propria brand awareness non possono permettersi di sottovalutare mercati come la Cina e la Russia con un’adeguata strategia che tenga conto della lingua e della specificità delle piattaforme – afferma Fabrizio Milano d’Aragona, cofondatore & CEO di 3rdPLACE–. Rispetto ai comparti, invece, è necessario sfruttare ulteriormente il trend di crescita di Design e Fashion con strategie complete di digital marketing e advertising”.
L’analisi semantica delle conversazioni, inoltre, conferma che l’interesse verso il prodotto Made in Italy si manifesta, per il 58%, con una richiesta di informazioni in vista di un acquisto e, per il restante 42%, con una condivisione dell’esperienza successiva all’acquisto. interessante, inoltre, osservare un interesse crescente rispetto a brand di nicchia o ad aspetti caratteristici dell’”italianità” come la qualità, la creatività e l’artigianalità. Per il consumatore straniero, insomma, il Made in Italy è un’esperienza totalizzante in cui, spesso, il prezzo del prodotto o del servizio non è così rilevante.
Questa tendenza determina un’opportunità enorme per i brand italiani di dimensioni medio-piccole e conferma l’importanza di una presenza digitale forte per le stesse realtà. Diventa fondamentale stabilire una presenza costante, ricettiva e proattiva sui diversi canali social e sui servizi digitali in cui è possibile costruire un dialogo con i consumatori attraverso content marketing, commenti e recensioni. Da sottolineare l’importanza di poter raccogliere dati su clienti e utenti, analizzarli continuamente in modo da migliorare l’offerta, personalizzarla, attivare azioni di cross o up-selling. Ma le piattaforme di vendita più note non rendono disponibili i dati sui clienti e per questo vanno per lo meno affiancate da siti proprietari o da portali che consentano la condivisione della ricchezza informativa. Peraltro e fortunatamente, grazie all’evoluzione tecnologica, oggi anche le medie imprese italiane possono accedere, senza costi elevati, a strumenti avanzati di Digital Intelligence.
L’ottimizzazione, soprattutto sui motori di ricerca, rimane un’emergenza da risolvere per le aziende italiane, come dimostra un semplice esempio. I risultati di ricerca relativi alla keyword “Italian shoes” su Google USA hanno rivelato che solo 2 risultati organici su 10 nella prima pagina si riferiscono a properties digitali di brand italiani. Mentre, tra gli annunci sponsorizzati non risulta nessun brand italiano. E risultati simili si ottengono analizzando chiavi di ricerca relative ai comparti del Food&Wine e del Design.
In definitiva, la ricerca di external data intelligence di 3rdPLACE ha evidenziato le difficoltà che le piccole e medie aziende italiane hanno nel presidiare i diversi contesti digitali anche e soprattutto a causa della forte polarizzazione dei marketplace più noti e dei brand internazionali. “La molteplicità di piattaforme e servizi da presidiare oggi – conclude d’Aragona – rappresenta un forte elemento di complessità per una strategia di brand awareness digitale. Per non rischiare di perdersi è fondamentale definire un piano dettagliato in cui focalizzare servizi e priorità d’azione e l’analisi dati deve essere il necessario punto di partenza”